mercoledì 5 giugno 2013

Il Palazzo che non sente il paese reale

Gli ultimi eventi sulle questioni del Distretto industriale e sulle politiche di sviluppo economico a Solofra rappresentano di fatto la realtà tragicomica che si vive nella città della concia.

Parlando dell'azione di governo, non si può non far menzione (ancora una volta) dell'immobilismo che ha segnato sinora la spinta della Giunta comunale.

Abbiamo assistito negli ultimi mesi (o sarebbe meglio dire "... dall'inizio del mandato amministrativo") a proclami trionfanti del positivismo a tutti-i-costi del primo cittadino, ormai ridotti soltanto ad un'eco lontana e indistinguibile di sordi e inascoltati lamenti.

E' doveroso, data la crisi in atto da anni, analizzare le prospettive economiche e sociali della città dal punto di vista delle figure amministrative presenti oggi in Consiglio comunale. Sotto questo aspetto, viene naturale non stupirsi del profondo scollamento che intercorre fra le tematiche al centro dei dibattiti e le reali necessità della città e del suo primario settore produttivo.

La battaglia per la risoluzione della vicenda delle acque di spruzzo (che, si ricordi, ha già portato in tribunale circa 200 imprenditori) ha visto nelle ultime settimane un concreto punto a favore dei conciatori solofrani solo grazie all'energico apporto degli imprenditori stessi, decisi a far valere in sede giuridica le proprie ragioni. Rispetto al fantomatico fondo da 20 milioni di euro a valere sul PAC e destinato alle aree di crisi della provincia di Avellino, è delle ultime ore la notizia della scomparsa di 'Solofra' dal protocollo d'intesa siglato a Roma tra Mise e Assessorato regionale allo sviluppo economico e approvato da Palazzo Santa Lucia.

Ancora. Lo stesso tormentone sulla diminuzione del numero dei 'addetti' presenti nello staff del sindaco e del taglio delle indennità dei membri nelle partecipate del Comune, presentato come la principale iniziativa contro gli sprechi, rappresenta quasi una non-questione, essendo una misura praticamente irrilevante dal punto di vista economico.

I problemi all’ordine del giorno per gli imprenditori solofrani sono però lontani anni luce dalle priorità fissate dal leader di Palazzo Orsini.

Per invertire questo trend è indispensabile una battaglia culturale prima ancora che politica, per rendere Solofra una città più rispettosa della libertà economica e dei produttori di ricchezza.