domenica 30 marzo 2014

Il sindaco non lo sa più fare.

Sono trascorsi due anni da quando Michele Vignola è stato eletto a capo dell’amministrazione di Solofra con lo slogan “Solofra è la città che amo", promettendo di rivoluzionare il paese. E, com’era facilmente prevedibile, dopo 24 mesi nulla di significativo è cambiato.
La città è sempre la stessa, con i suoi tanti e variegati problemi, in fondo a tutte le classifiche positive e in cima a quelle negative. Un esempio su tutti: la percentuale di raccolta differenziata certificata dall'Osservatorio regionale che nel 2013 ha toccato il suo punto più basso.

Michele Vignola, però, è furbo. E cerca di spostare l’attenzione dei solofrani dai problemi strutturali e organizzativi alle manifestazioni culturali, ripercorrendo il principio del “panem et circenses“, arricchendolo di presenzialismo, disinformando la gente e tenendola in uno stadio che oscilla fra la delusione e la speranza mentre la cittadina è in lento e continuo declino. Nel frattempo, però, la città è un colabrodo. E i problemi sono ormai così radicati nella coscienza cittadina che ci siamo assuefatti. Turandoci il naso, come nel caso dei rifiuti e dell'isola ecologica.
Lo stesso accadrà per la questione dell'acqua (e qui apriremo a breve un capitolo a parte) e per la cacciata dal cerchio magico del dott. De Stefano, persona corretta e pura che, pur provando a stabilire una discussione democratica, ha dovuto fare i conti con il podestà di Palazzo Orsini.

Eppure, se chiedete a Vignola, quest’amministrazione comunale si sta contraddicendo per il “fare”. Anzi, per il “stiamo tentando di fare, perché chi ci ha preceduto non è stato all’altezza”. Sì, può darsi. Ma sono già passati due anni dalla fine del mandato di Guarino e sarebbe ora di piantarla con il “giustificazionismo”. Anche perché, se proprio vogliamo dirla tutta, Vignola è stato già vicesindaco e amministratore di vecchia data. Quindi, ogni qual volta attacca il passato, dovrebbe prendersela anche con se stesso…