giovedì 18 settembre 2014

Sviluppo strategico, questo sconosciuto (a Solofra)


SOLOFRA – Ho seguito ieri con molta attenzione la firma del protocollo d’intesa che alcuni Comuni delle province di Avellino e Salerno hanno sottoscritto con l’Università degli Studi di Salerno. Si tratta della costituzione di un Tavolo tecnico permanente teso ad analizzare i problemi di mobilità da e per l’Università di Fisciano e l’Azienda Ospedaliera Universitaria, al fine di proporre e coordinare soluzioni in ambito di mobilità e infrastrutture.
Il gruppo di lavoro, come dicevo, è formato, oltre che dalla stessa Università, da 13 Enti Comune: dai capoluoghi di provincia Salerno e Avellino fino a Baronissi, Mercato San Severino e Montoro, dalla Piana del Sele, da Battipaglia, Bellizzi, Eboli fino ad arrivare a Castel San Giorgio e Cava de’ Tirreni.

Queste amministrazioni sono interessate a garantire agli studenti e agli utenti provenienti dai rispettivi bacini territoriali servizi di mobilità efficienti ed efficaci utili raggiungere i centri di servizio dell’Università degli Studi di Salerno; sono interessati a condividere dati relativi alla domanda di mobilità generata dagli studenti dell’Università provenienti dai bacini territoriali di proprio interesse; sono interessati a valutare e proporre sia singolarmente sia in modo coordinato soluzioni e tecnologie innovative di mobilità che potenzino i collegamenti tra l’Università e i rispettivi territori comunali.

Al di là dei buoni propositi del protocollo, delle pacche sulle spalle tra i vari sindaci invitati, al di là della pessima qualità del caffè bevuto nella Sala del Rettorato, non ho potuto non notare l’assenza del Comune di Solofra al suddetto gruppo di lavoro. Per una semplice ragione: da soli non si va da nessuna parte, occorre che gli Enti facciano rete, in tutti i settori amministrativi.

Per inciso, riporto un passaggio del discorso che ha tenuto il Rettore dell’Ateneo Aurelio Tommasetti:
“Il nostro Ateneo è oggi è il primo ateneo del sud ma è anche tra le prime dieci università italiane – inclusi i politecnici – per capacità di attrazione di fondi, la maggior parte dei quali sono legati a progetti che coinvolgono le aziende e gli Enti del nostro territorio”.

Aziende ed Enti, appunto.
Quale ghiotta opportunità quella offerta dall’Ateneo di Salerno! Perché non coinvolgere pure il Comune di Solofra, 12mila abitanti (più di Roccapiemonte, tanti quanti Castel San Giorgio e Bellizzi), sede del Distretto industriale tra i più importanti del Mezzogiorno? Non dovevamo noi guardare all’asse di sviluppo della Valle dell’Irno e a Salerno?

E invece, miei cari, non è così. Dalle parti di piazza San Michele si guarda sempre con maggiore forza e testardaggine ai fatti di Avellino, a una provincia che ormai ha completamente abbandonato le sue aree ‘periferiche’. L’ha subito capito il neo eletto sindaco di Montoro Mario Bianchino: lo sviluppo di un grande Comune di 20mila abitanti della zona interna della Regione non può non passare per l’interazione con le grandi realtà della fascia costiera. Altrimenti sarebbe la morte. Bianchino l’ha capito ed è salito subito in groppa al cavallo più veloce.

Cos’è che non va a Solofra? E' mancato il formale invito? L'amministrazione comunale di Solofra ha le idee poco chiare rispetto a quelle che sono le tematiche di sviluppo strategico di una realtà importante come è quella di Solofra, ha le idee poco chiare rispetto alle vere priorità del paese (vedasi le questioni acqua/parcheggio interrato/fondi EU/Puc e Cambi d'Uso in Area Asi).
Spero di essere prontamente smentito. Lo spero ma non ci credo.

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