venerdì 12 aprile 2013

Parlamm e nun ce capimm

Leggo su Ottopagine (http://avellino.ottopagine.net/2013/04/12/sin-ok-ad-interventi-miratihttp://avellino.ottopagine.net/2013/04/12/sin-ok-ad-interventi-mirati) della replica del delegato all'ambiente del Comune di Solofra e di un assessore alla questione della bonifica dei Sin, tema sollevato di recente anche dal consigliere di opposizione De Piano.

Siccome è tardi e non mi va di intavolare un articolato discorso (ma gli interessati possono liberamente leggere il mio ultimo post e rispondere anche alle domande poste alla fine), in questa sede mi limiterò a copia&incollare un documento di una tal organizzazione che si occupa in genere di industrie, welfare e lavoro, nota col nome di Confederazione Generale Italiana del Lavoro (Cgil). Non lo so, forse un po' di autorevolezza ce l'ha.

Declassamento dei siti di interesse nazionale, la Cgil prende posizione contro il provvedimento del ministro Clini che ha portato al declassamento di diciotto siti. Fra questi anche quello del bacino idrografico del fiume Sarno nel quale ricade anche il comune di Solofra. “La nostra organizzazione ha più volte evidenziato l’importanza della bonifica dei Sin, denunciando la mancanza da parte dei Governi di volontà nel pretendere che i responsabili dell’inquinamento si facessero carico dei costi delle bonifiche, e di impegni concreti e risorse adeguate per la realizzazione dei Piani di Bonifica.

Infatti, le bonifiche ambientali vantano un bilancio fallimentare e restano oggetto soggetta a leggi speciali, a commissariamenti straordinari ecc..; di fatto una paralisi del sistema, che ci consegna una situazione peggiorata, costi esorbitanti e ci priva della possibilità di rimettere a reddito le aree interessate alla bonifica”.
Il decreto di Clini “... è preoccupante e negativo, in quanto ancora una volta, anziché procedere con le operazioni di bonifica e di rimessa a reddito, favorisce il disinteresse nazionale verso la salvaguardia del territorio, limitandosi a riversare le responsabilità e gli impegni all’ente regionale. Secondo il Ministero dell’Ambiente questo nuovo provvedimento snellirà le procedure, mantenendo gli impegni di finanziamento in capo al Ministero e condizionandoli alla definizione di Accordi di Programma; il che, supponiamo, preveda la disponibilità delle Regioni ad investire risorse proprie.

Questa conferma non può che indurre qualche dubbio. Infatti, in tempi di crisi, di tagli ai trasferimenti e di spending review è difficile pensare che le Regioni trovino nei propri bilanci le risorse necessarie. Inoltre, è interessante notare come il Ministero in questione sia riuscito, nel breve arco temporale intercorso tra il 7 agosto 2012 (Legge 134) e il 14 Novembre 2012, data di invio della comunicazione ministeriale alle Regioni sul declassamento, a maturare tutti gli elementi necessari per valutare quali siti escludere dalla classificazione nazionale. In realtà, dopo gli ingenti stanziamenti del Governo confluiti tutti in studi e perizie, senza che si attuasse compiutamente alcun Piano di bonifica, questo decreto può essere inteso come un ridimensionamento dei siti e dunque, delle responsabilità.

In tal modo in soli tre mesi si è gettata alle ortiche la speranza di una parte dell’Italia di rivedere i luoghi di appartenenza territoriale, recuperati dal punto di vista ambientale e riconsegnati per il loro riuso. Dunque, sebbene non sia cambiata la condizione di inquinamento dei siti, questi vengono affidati alle Regioni, definiti meno inquinati, senza alcuna evidenza scientifica e lasciando la valutazione dei rischi persistenti in capo alla Regioni”.

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