SOLOFRA/MONTORO – Dopo due rinvii si è tenuto lo scorso
venerdì uno storico Consiglio Comunale congiunto, quello che unisce il civico
consesso di Solofra e quello di Montoro. Oltre alla straordinarietà
dell’evento, se la riunione della scorsa settimana avrà un seguito e porterà i
suoi frutti è dato saperlo solo ai posteri o, come dice Battisti, "... lo scopriremo
solo vivendo". Al momento, dopo ore di discussione, quello che si è prodotto è
stato un documento, letto in aula alla presenza dei consiglieri rimasti e
firmato dai due Presidenti di Consiglio. Il contenuto? Ad ascoltarlo è sembrato
simile ad un vero e proprio programma elettorale (incombono le Regionali…). Alcuni
lo definirebbero un libro dei sogni. Una serie di politiche di collaborazione
tra le due città che devono avere un unico progetto, diretti da una unica
struttura, una sorta di cabina di regia: sarà compito delle classi politiche montoresi
e solofrane attuare tutto ciò affinché non rimangano solo parole come quelle
contenute nelle ultime due campagne elettorali che hanno visto protagoniste la
città della concia nel 2012 e quella di Montoro unita lo scorso anno.
Il timore (più che fondato) è, però, che l’appuntamento di
venerdì scorso possa rappresentare solo l’ennesima passerella. Ciò lo si evince
dal tenore delle parole usate nel corso del dibattito. Come ad esempio “… il
nostro intento è quello di riappropriarci del ruolo di rappresentanti del
popolo”, “… unità e collaborazione senza distinzione di colori politici”, “… è
un onore ed una grande soddisfazione”, “… Solofra ha bisogno di Montoro e
Montoro ha bisogno di Solofra, ognuno nelle sue specificità, senza
duplicazioni”.
Insomma – figurativamente
– Solofra e Montoro hanno ballato per tre ore, tutte e due con la mano appoggiata
cavallerescamente sul culo dell’altro, pur tuttavia senza provarci mai davvero.
Personalmente, a me ha dato l’impressione di aver assistito
ad un gioco squallido come una lotta per le briciole, squallido come una
gara a chi ce l’ha più lungo. Ma si sa che gli uomini (intesi come razza) hanno
l’attitudine naturale a misurarsi gli uni con gli altri. Lo si faceva da
piccoli con le misure del pisello, da giovani con le prestazioni sportive, da
adulti con le rivalità che scaturiscono dalla vita sociale, economica e di
relazione, da vecchi con l’insipienza delle illusioni giovanili e con la
generale mancanza di saggezza; nel mezzo, a condimento di tutto
questo, c'è l’amore per l’avventura, il rischio, l’agone ed il primato.
Cose - queste ultime - che non appartengono di sicuro alla
classe politica di Solofra (senza distinzione di sorta tra maggioranza e opposizione)
ma che, al contrario, connotano l’agire amministrativo di Mario Bianchino, l’unico
– tra i due consessi – che si è distinto per avere pronunciato frasi di senso
compiuto, senza mai limitarsi alla sola presa di coscienza e ai dati di fatto.
Il mio non vuol essere un endorsement al primo cittadino
montorese, sia chiaro, ma l’ennesimo sprone ai politici e politicanti (e presunti tali) di casa
nostra – ultimamente troppo impegnati ad appuntarsi al petto inconsistenti
medaglie di cartone – ad agire concretamente nell’esclusivo interesse della
comunità locale.
Nessun commento:
Posta un commento