venerdì 1 giugno 2012

Se la pronuncia di 'pelle' e 'pelliccia' può fare davvero la differenza.


Solofra -- L'argomento di dibattito dell'imminente fine settimana, amici miei, sarà il viaggio 'istituzionale' effettuato dal sindaco Michele Vignola e alcuni amministratori solofrani al polo conciario toscano di Santa Croce. Ad attendere il ritorno del primo cittadino di Solofra, la consueta e prevedibile vagonata di critiche (puramente strumentali) di parte degli esponenti dell'opposizione consiliare.

Ebbene, nella reprimenda di cui sopra addirittura si è fatto riferimento ad una proposta di legge (tematica, pare, affrontata dal sindaco nel corso della due giorni a Santa Croce) che giace in Commissione industria a Palazzo Madama ormai da svariati mesi e che porta la firma del senatore sannita del PdL Mino Izzo (imprenditore della concia a sua volta). Solo per la cronaca il testo del ddl recita: “Nuove disposizioni in materia di utilizzo dei termini ‘cuoio’, ‘pelle’ e ‘pelliccia’ e di quelli da essi derivanti o loro sinonimi”.

Cari lettori, corre l'obbligo di sottolineare che questa innovativa proposta di legge passerà alla storia perchè finita nella top ten (per esattezza al terzo posto) delle proposte di legge più pazze dell’ultima legislatura, nella speciale classifica stilata dall’istituto Bruno Leoni (mica il club delle Giovani Marmotte...).

E' vero però, le parole sono importanti e il saper utilizzare bene le espressioni come “cuoio”, “pelle” e “pelliccia” può davvero fare la differenza...

Sul punto, scrive così l'Istituto Leoni:

La Legge 16 dicembre 1966, n. 1112, prescrive che “cuoio”, “pelle” e “pelliccia”, nonché i loro derivati, siano “...riservati esclusivamente ai prodotti ottenuti dalla lavorazione di spoglie di animali sottoposte a trattamenti di concia o impregnate in modo tale da conservare inalterata la struttura naturale delle fibre, nonché gli articoli con esse fabbricati”. Una imprecisione imperdonabile che la proposta di legge in esame vuole integrare precisando che questi termini possono essere usati nei prodotti fabbricati con le spoglie di animali solo “...purché eventuali strati ricoprenti di altro materiale siano di spessore uguale o inferiore a 0,15 millimetri”.
Finalmente un po’ di precisione! Stiamo pronti, cari uomini: le nostre madri, le nostre mogli e le nostre fidanzate si presenteranno al nostro cospetto con in mano un righello opportunamente calibrato, eccependoci che l’ultima borsa da noi regalata loro non poteva essere definita “di pelle”, perché ricoperta, in un punto, da uno strato di altro materiale di spessore pari a 0,16 millimetri. Un vero scempio!


Millimetri e termini per definire questo o quel lavorato lasciano il tempo che trovano. Se ci mostrassero il paese reale, il re apparirebbe subito nudo e con lui tutti i cortigiani. E si vedrebbe nitidamente la loro infinita miseria politica, che non è affatto rappresentativa della nostra cittadina. Solofra e il suo Distretto meritano ben altro. E’ ora di prendercelo. 

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